E-school di Arrigo
Amadori
Geometria analitica
Geometria differenziale (1' parte)
Esponiamo qui alcuni concetti fondamentali di geometria
differenziale, ovvero l’applicazione
delle derivate a curve e superficie in
R² ed in
R³ (piano e spazio cartesiani, cioè spazi euclidei
a
2 e 3 dimensioni
dotati di sistemi di riferimento cartesiani ortogonali). Ci riferiremo in
particolare ai concetti di contatto e di curvatura.
La materia verrà trattata più approfonditamente nel
capitolo del “Calcolo differenziale assoluto”
con la generalizzazione dei
concetti alle geometrie non euclidee n-dimensionali (spazi di Riemann).
01
– Gradiente.
La formula fondamentale del
calcolo differenziale esprime come varia una funzione al variare
infinitesimo
delle sue variabili.
Sia data la funzione con valori in
definita su un sottoinsieme di
ed ivi continua e derivabile e sia
un dato punto
di
.
Consideriamo le
n variazioni infinitesime
delle variabili indipendenti
in modo che si passi da
a
.
La funzione y
passerà allora dal valore al valore
.
Orbene, la variazione dy della
funzione (detta anche differenziale di y) è espressa dalla
formula fondamentale :
dove le derivate parziali sono
calcolate nel punto
(omettiamo la
dimostrazione).
La formula può essere scritta
col formalismo vettoriale nel seguente modo :
dove <> indica
il prodotto interno fra i vettori
e
.
Ponendo e
, il differenziale di
y si
scrive più
semplicemente :
Il vettore
si chiama gradiente
della funzione f
e può essere indicato anche con grad
f .
Il gradiente di una funzione è
allora il vettore che ha come componenti le derivate parziali della
funzione
rispetto a tutte le variabili indipendenti calcolate in un dato punto.
Il concetto di gradiente è di
fondamentale importanza nell’analisi e nella geometria differenziale.
Esso si
presta ad una interpretazione geometrica molto proficua.
Consideriamo il caso di
R² . Sia f(x , y) = 0
una curva :
Partiamo dal punto
e diamo gli incrementi infinitesimi
dx e
dy alla
x ed alla
y
in modo da raggiungere il
punto
anch’esso sulla curva (nel
grafico,
ovviamente, per ragione di “visibilità”, gli incrementi sono
finiti).
La funzione
z = f(x , y) vale 0
per tutti i punti della curva e quindi anche in
P e
Q . Per
questo motivo, l’incremento
dz della funzione z nel passaggio
da P
a Q è nullo.
Possiamo allora scrivere :
Il fatto che questo prodotto
interno sia nullo (nel caso che il gradiente di f non sia
nullo),
significa che il gradiente di f
è un vettore perpendicolare al vettore (dx , dy).
Siccome il
vettore (dx , dy)
coincide col segmento PQ
che, essendo Q infinitamente
vicino a P ,
giace sulla tangente
t alla curva nel punto
P , si deduce che il vettore
gradiente della
funzione f è perpendicolare alla tangente alla curva passante per
P , ovvero è
perpendicolare alla curva nel punto
P .
Questo risultato è di
fondamentale importanza ed è naturalmente valido per ogni dimensione.
In
R³ , per esempio, la
superficie f(x , y , z) = 0
ha in ogni suo punto il vettore gradiente
di
f perpendicolare alla
superficie medesima (al piano tangente alla superficie medesima).
02 – Retta tangente e retta
normale ad una curva.
Consideriamo in
R² la curva di equazione
f(x , y) = 0 dove
z = f(x , y) è definita su
di un
sottoinsieme di R²
ed è ivi continua e derivabile. Sia
un punto della curva. Si
voglia trovare l’equazione della retta tangente
t e della retta normale
n alla curva nel
punto
P (per retta normale ad una curva in un punto si intende la retta
perpendicolare alla
retta tangente alla curva nel punto dato). Graficamente :
L’equazione della retta
generica passante per P
è
. Il gradiente
di f
nel punto P , se diverso da
zero, è un vettore perpendicolare alla curva in
P . La retta
passante per O
e perpendicolare al suddetto gradiente di
f ha equazione
ovvero
(le derivate parziali sono
calcolate ovviamente in P ). La retta
tangente t cercata sarà
allora :
(dove le derivate parziali sono
calcolate in P).
La retta normale
n sarà di conseguenza :
(dove le derivate parziali sono
calcolate in P) essendo il prodotto
dei coefficienti angolari
di due rette perpendicolari uguali a
-1 .
Se l’equazione della curva è
data in forma esplicita y = f(x) ,
l’equazione della retta tangente
t
risulterà (basta considerare l’equazione
y – f(x) = 0 ):
ovvero :
L’interpretazione geometrica
di questa formula è molto importante : la derivata della funzione
f nel punto
P eguaglia il coefficiente
angolare m
della retta t
tangente alla curva in P .
Questo dipende dal fatto che la
derivata della funzione f
in P
è definita come :
che, per quanto riguarda la
penultima uguaglianza, si basa sul fatto che il segmento
QH
tende a coincidere col
segmento Q’H
con l’avvicinarsi di Q
a P (in altre parole la
secante PQ tende alla tangente t
).
L’equazione della retta normale n
ancora nel caso di una curva in forma esplicita risulterà :
Nel caso in cui la curva sia
posta in forma parametrica
, l’equazione della retta
tangente nel punto corrispondente a
è (omettiamo la dimostrazione) :
In questo caso, l’equazione
della retta normale alla curva nel punto corrispondente a
è (omettiamo la dimostrazione) :
03 – Piano tangente e retta
normale ad una superficie.
Consideriamo la superficie di
R³ di equazione
f(x , y , z) = 0 dove
w = f(x , y , z) è definita
su di un sottoinsieme di R³
ed è ivi continua e derivabile. Sia
un punto della
superficie. Si
voglia trovare l’equazione del piano tangente
t alla superficie in
P e la retta
normale
n alla superficie in
P (ovvero perpendicolare al
piano tangente alla superficie in P ).
Graficamente :
Il piano passante per
O e perpendicolare al
vettore gradiente di f
in P (supposto che esso
non sia nullo) è
(le derivate parziali sono
calcolate ovviamente in P ).
Il
piano generico passante par P
è
. Si deduce che il
piano
t tangente alla superficie in
P è :
(le derivate parziali sono
calcolate in P ).
La retta
n normale alla superficie in
P è in forma parametrica :
(le derivate parziali sono
calcolate in P ). Ciò si deduce
dal fatto che la retta generica
passante per
P ha equazione
e che la retta passante per
O e su cui giace
il vettore
gradiente di f
in P è
(il vettore gradiente è
considerato ovviamente
applicato in O
e le derivate parziali sono calcolate in
P ).
04 – Contatto fra due curve
in R².
Consideriamo le due curve
rappresentate dalle funzioni reali (ad un solo valore)
y = f(x) e
y = g(x) continue e con
derivate continue fino all’ordine che interessa. Supponiamo che
esse passino
per il punto P
di ascissa :
Sviluppando le due funzioni in
serie di Taylor di punto iniziale
si ottiene :
Se si verifica che in
P le funzioni e le loro
derivate prime, seconde, …, ennesime hanno gli
stessi valori, mentre le
derivate di ordine n + 1
sono diverse, si dice che le due curve hanno
in
P un contatto di
ordine n . Cioè :
Un contatto di ordine
0 in un punto significa
semplicemente che le due curve si intersecano
in quel punto.
Un contatto di ordine
> 0 in un punto significa
che le due curve in quel punto hanno la stessa
retta tangente. In questo caso si
dice che le curve sono tangenti o si toccano. Ciò deriva dal
fatto che la derivata prima in un punto eguaglia il coefficiente angolare della
retta tangente alla
curva in quel punto.
Due curve che hanno in un punto
un contatto di ordine 2
si dice che si osculano.
Se le due curve hanno equazione
f(x , y) = 0 e
e si incontrano in P
per
,
le condizioni di contatto si hanno considerando la funzione . Per un
contatto di ordine
n si deve avere (omettiamo la dimostrazione) :
Oltre alle normali condizioni di
continuità e derivabilità, in questo caso si deve porre la
condizione
aggiuntiva che il gradienti di f
non sia nullo nel punto P
in quanto, se un
gradiente è nullo in un punto, la tangente alla curva
in quel punto non è determinata.
Se le due curve hanno equazione
f(x , y) = 0 e
y = g(x) e si incontrano in
P per
, le condizioni di contatto si hanno considerando la funzione
.
Per un contatto di ordine
n si deve avere (omettiamo la dimostrazione) :
Come per il caso precedente,
oltre alle solite condizioni di continuità e derivabilità, si deve
porre la
condizione aggiuntiva che il gradienti di f
non sia nullo nel punto P .
05 – Contatto fra due curve
in R³.
Siano due curve in
R³ di equazione
e
che si incontrano nel punto
P in corrispondenza del valore
(si tratta di curve ottenute
intersecando due cilindri
ma ciò non costituisce perdita di generalità). Siano
le funzioni che costituiscono le equazioni
delle curve tutte funzioni (ad un
solo valore) continue e con derivate continue fino all’ordine
desiderato.
Si ha un contatto di ordine
n in
P se :
mentre almeno una delle derivate
di ordine n + 1
della prima curva è diversa dalla
corrispondente della seconda.
Anche qui, se il contatto è di
ordine 0 , le due curve si intersecano semplicemente. Se
il contatto
è di ordine > 0 , le due curve
sono tangenti (ad una medesima retta). Se il
contatto è di secondo ordine si
dice che le due curve si osculano.
06 – Contatto fra due
superficie in R³.
Siano due superficie in
R³ di equazione
z = f(x , y) e
z = g(x , y) che
si incontrano nel
punto P in corrispondenza dei valori
. Siano f
e g
funzioni (ad un solo
valore) continue e con derivate parziali continue
fino all’ordine desiderato.
Si ha un contatto di ordine
n in
P se :
mentre almeno una delle derivate
parziali di ordine n + 1
della prima curva è diversa dalla
corrispondente della seconda (il
formalismo adottato per indicare le derivate parziali è
autoesplicativo).
Anche qui, se il contatto è di
ordine 0 , le due superficie si intersecano semplicemente. Se
il
contatto è di ordine > 0 , le
due superficie sono tangenti (ad un medesimo piano). Se il
contatto è di
secondo ordine si dice che le due superficie si osculano.
Se le due superficie hanno
equazione f(x , y , z) = 0
e
e si incontrano in
P per
, le condizioni di contatto si hanno considerando la funzione
.
Per un contatto di ordine
n si deve avere (omettiamo la dimostrazione) :
fino all’ordine
n mentre almeno una derivata
parziale di ordine n + 1 è diversa
da zero.
Oltre alle normali condizioni di
continuità e derivabilità, in questo caso si deve porre la condizione
aggiuntiva che il gradienti di f
non sia nullo nel punto P .
Se le due superficie hanno
equazione f(x , y , z) = 0
e z = g(x , y)
e si incontrano in P
per
, le condizioni di contatto si hanno considerando la funzione
.
Per un contatto di ordine
n si deve avere (omettiamo la dimostrazione) :
fino all’ordine
n mentre almeno una derivata
parziale di ordine n + 1 è diversa
da zero.
Come per il caso precedente,
oltre alle solite condizioni di continuità e derivabilità, si deve
porre la
condizione aggiuntiva che il gradienti di f
non sia nullo nel punto P .
07 – Contatto fra una curva
ed una superficie in R³.
Una curva
c ha un contatto di ordine
n con una superficie S di
R³ se esistono curve
appartenenti ad S
che abbiano con c
un contatto di ordine n .
Nel caso che la superficie abbia
equazione f(x , y , z) = 0
e la curva equazione
(con le solite condizioni compresa
la condizione che il gradiente di f non sia nullo
nel punto
di contatto) si perviene alla condizione per il contatto di ordine
n (omettiamo la
dimostrazione):
(le derivate sono effettuate
rispetto ad u e calcolate in
).
Anche qui, se il contatto è di
ordine 0 , la curva e la superficie si intersecano semplicemente.
Se
il contatto è di ordine > 0 ,
la curva e la superficie sono tangenti (ad un medesimo piano).
Se il contatto è
di secondo ordine si dice che curva e superficie si osculano.
In particolare, nel caso della
tangenza, la retta tangente alla curva in P
appartiene al piano
tangente in P
alla superficie (cioè tale retta è anche tangente in
P alla superficie).
Se la superficie e la curva
hanno rispettivamente equazione f(x
, y , z) = 0 e
e si incontrano in
P per
, le condizioni di contatto si hanno considerando la funzione
. Per un contatto di ordine
n si deve avere (omettiamo la
dimostrazione) :
Come per il caso precedente,
oltre alle solite condizioni di continuità e derivabilità, si deve
porre la
condizione aggiuntiva che il gradienti di f
non sia nullo nel punto P .
Continua …
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